Michele D’Alterio è nato a Caserta nel 1968.
Si è diplomato nel 1990 all’Accademia di Belle Arti di Napoli nella sezione del Maestro Armando De Stefano.
Si occupa, oltre che di pittura, di grafica, illustrazione, web design, comunicazione, arti multimediali. Nel 1998 ha creato a Caserta lo Studio creativo Dharma. Svolge attività di insegnamento in scuole pubbliche e presso enti privati della provincia di Caserta nelle materie Discipline Grafiche e Pittoriche e Computer Grafica. Elenco mostre.
Per contatti: dharma@dharma.it – FB
Michele D’Alterio Non qui, non ora
Libreria Guida Capua dal 23 dicembre al 15 gennaio 2006
INTERVISTA A MICHELE D’ALTERIO (Il Giornale di Caserta 23/12/2005)
“Non qui, non ora”. Questo il titolo della personale di Michele D’Alterio che sarà inaugurata stasera, presso la Libreria Guida di Capua e che resterà aperta fino al 15 gennaio prossimo. Per saperne di più ne abbiamo parlato con l’artista.
D: Cosa esprimono e comunicano le tue opere?
R: Il fatto di comunicare qualcosa all’esterno, agli osservatori dei miei lavori, non è un fattore prioritario, quanto piuttosto una conseguenza naturale del mio lavoro.
L’attività pittorica, alla quale sono ritornato con più interesse negli ultimi due anni, nasce da un’esigenza di esplorazione del mio mondo interiore, che vivo con grande curiosità e libertà. Potrei paragonarla ad un viaggio affascinante e misterioso che mi coinvolge con grande intensità emotiva, fatto di tappe autonome e contemporaneamente legate fra loro in un discorso d’insieme, nel quale si fondono la ricerca sperimentale e visiva e l’esigenza di esprimere forze e pulsioni profonde ed istintive.
Naturalmente un ruolo molto importante riveste l’aspetto formale delle mie opere, cioè la ricerca dell’immagine, effettuata attraverso quella che potrei definire una visionarietà razionale e irrazionale al tempo stesso. Il mio processo creativo si fonda essenzialmente su delle intuizioni che cerco di afferrare, manipolare e concretizzare utilizzando un linguaggio piuttosto libero da schemi precostituiti.
Mentre l’opera si va formando, e soprattutto quando essa è giunta alla conclusione, mi interrogo, rispecchiandomi in essa, acquisendo consapevolezza su parti profonde di me stesso che sono venute alla luce, ed è in questa fase di lettura che rendo partecipe l’osservatore esterno il quale, proprio come me, entra in contatto con il mondo dei segni e delle immagini in un processo di comunicazione e di decifrazione di significati.
D: Che tecniche utilizzi e a quale corrente pittorica ti ispiri?
R: Lavoro prevalentemente su tavole di legno e mi faccio incuriosire dalle possibilità espressive dei materiali più svariati, come la plastica, la gomma; sono particolarmente attratto dai materiali sintetici, artificiali, come colori spesso uso gli smalti.
Nelle mie opere cerco sempre il rilievo e mi lascia insoddisfatto la pittura bidimensionale, anche perché sono affascinato da tutto ciò che richiama gli elementi naturali primordiali, come l’acqua, la roccia, la lava vulcanica, il vento, la nebbia ecc., e quindi in questo senso utilizzare materiali fisicamente vivi e corposi mi agevola.
Per quanto riguarda quello che dovrebbe essere lo “stile”, o “tipo” artistico di riferimento ho difficoltà a definire le mie opere, e qualsiasi classificazione mi sembra limitante e in contraddizione rispetto alla mia esigenza di libertà totale. Quindi definizioni come “materico”, “informale” o “surrealista” mi dispiacciono un po’ anche se devo riconoscere che potrebbero essere quelle più utili ad individuare il mio genere attuale. In realtà le mie immagini presentano molto spesso dei paesaggi, anche se improbabili e non naturalistici, ed in questo momento la figura umana è quasi del tutto assente dalle mie opere.
D: Qual’è il significato del titolo “Non qui, non ora”?
R: Come tutte le mie realizzazioni anche quello è nato da un’intuizione. Mi sono accorto che il filo conduttore di tutte le opere è la ricerca e l’esplorazione di un “altrove”, di mondi paralleli, ignoti, misteriosi, dove le dimensioni del tempo e dello spazio non rispondono ai criteri comuni. Questo universo – che poi non è del tutto alieno, anzi per nulla, in quanto nasce dalle parti più profonde del mio animo – è il teatro delle paure, delle angosce, del senso di solitudine e di morte, di assenza e di alienazione ma contemporaneamente anche della forte vitalità, del senso profondo, intenso e vibrante dell’esistenza, della vita che irrompe prepotentemente a irrorare e sconvolgere il silenzio e l’immobilità, in un continuo alternarsi di forze sempre violente e prorompenti. Mi piace molto vivere le contraddizioni, ed infatti il mio percorso è contemporaneamente una fuga dalla realtà quotidiana e un affondare sempre più in profondità nella mia interiorità che in parte è ancora a me stesso sconosciuta. Per certi versi la mia arte è, catarticamente, una sorta di auto – psicoterapia…
D: Quali sono i progetti e le aspettative per il futuro?
R: Innanzitutto continuare il viaggio vivendolo con ebbrezza e libertà, il che significa avere voglia di fare, di provare, di esprimermi. E’ molto importante per me essere affiancato da critici d’arte seri e intelligenti, e Giorgio Agnisola e Marco di Mauro lo sono, con i quali stabilire un rapporto di grande serenità e stima reciproca. Un artista deve tenere conto di molti fattori ma quello prioritario dovrebbe essere senz’altro la fedeltà a se stesso.
Nadia Verdile
Libreria Guida Capua dal 23 dicembre al 15 gennaio 2006
INTERVISTA A MICHELE D’ALTERIO (Il Giornale di Caserta 23/12/2005)
“Non qui, non ora”. Questo il titolo della personale di Michele D’Alterio che sarà inaugurata stasera, presso la Libreria Guida di Capua e che resterà aperta fino al 15 gennaio prossimo. Per saperne di più ne abbiamo parlato con l’artista.
D: Cosa esprimono e comunicano le tue opere?
R: Il fatto di comunicare qualcosa all’esterno, agli osservatori dei miei lavori, non è un fattore prioritario, quanto piuttosto una conseguenza naturale del mio lavoro.
L’attività pittorica, alla quale sono ritornato con più interesse negli ultimi due anni, nasce da un’esigenza di esplorazione del mio mondo interiore, che vivo con grande curiosità e libertà. Potrei paragonarla ad un viaggio affascinante e misterioso che mi coinvolge con grande intensità emotiva, fatto di tappe autonome e contemporaneamente legate fra loro in un discorso d’insieme, nel quale si fondono la ricerca sperimentale e visiva e l’esigenza di esprimere forze e pulsioni profonde ed istintive.
Naturalmente un ruolo molto importante riveste l’aspetto formale delle mie opere, cioè la ricerca dell’immagine, effettuata attraverso quella che potrei definire una visionarietà razionale e irrazionale al tempo stesso. Il mio processo creativo si fonda essenzialmente su delle intuizioni che cerco di afferrare, manipolare e concretizzare utilizzando un linguaggio piuttosto libero da schemi precostituiti.
Mentre l’opera si va formando, e soprattutto quando essa è giunta alla conclusione, mi interrogo, rispecchiandomi in essa, acquisendo consapevolezza su parti profonde di me stesso che sono venute alla luce, ed è in questa fase di lettura che rendo partecipe l’osservatore esterno il quale, proprio come me, entra in contatto con il mondo dei segni e delle immagini in un processo di comunicazione e di decifrazione di significati.
D: Che tecniche utilizzi e a quale corrente pittorica ti ispiri?
R: Lavoro prevalentemente su tavole di legno e mi faccio incuriosire dalle possibilità espressive dei materiali più svariati, come la plastica, la gomma; sono particolarmente attratto dai materiali sintetici, artificiali, come colori spesso uso gli smalti.
Nelle mie opere cerco sempre il rilievo e mi lascia insoddisfatto la pittura bidimensionale, anche perché sono affascinato da tutto ciò che richiama gli elementi naturali primordiali, come l’acqua, la roccia, la lava vulcanica, il vento, la nebbia ecc., e quindi in questo senso utilizzare materiali fisicamente vivi e corposi mi agevola.
Per quanto riguarda quello che dovrebbe essere lo “stile”, o “tipo” artistico di riferimento ho difficoltà a definire le mie opere, e qualsiasi classificazione mi sembra limitante e in contraddizione rispetto alla mia esigenza di libertà totale. Quindi definizioni come “materico”, “informale” o “surrealista” mi dispiacciono un po’ anche se devo riconoscere che potrebbero essere quelle più utili ad individuare il mio genere attuale. In realtà le mie immagini presentano molto spesso dei paesaggi, anche se improbabili e non naturalistici, ed in questo momento la figura umana è quasi del tutto assente dalle mie opere.
D: Qual’è il significato del titolo “Non qui, non ora”?
R: Come tutte le mie realizzazioni anche quello è nato da un’intuizione. Mi sono accorto che il filo conduttore di tutte le opere è la ricerca e l’esplorazione di un “altrove”, di mondi paralleli, ignoti, misteriosi, dove le dimensioni del tempo e dello spazio non rispondono ai criteri comuni. Questo universo – che poi non è del tutto alieno, anzi per nulla, in quanto nasce dalle parti più profonde del mio animo – è il teatro delle paure, delle angosce, del senso di solitudine e di morte, di assenza e di alienazione ma contemporaneamente anche della forte vitalità, del senso profondo, intenso e vibrante dell’esistenza, della vita che irrompe prepotentemente a irrorare e sconvolgere il silenzio e l’immobilità, in un continuo alternarsi di forze sempre violente e prorompenti. Mi piace molto vivere le contraddizioni, ed infatti il mio percorso è contemporaneamente una fuga dalla realtà quotidiana e un affondare sempre più in profondità nella mia interiorità che in parte è ancora a me stesso sconosciuta. Per certi versi la mia arte è, catarticamente, una sorta di auto – psicoterapia…
D: Quali sono i progetti e le aspettative per il futuro?
R: Innanzitutto continuare il viaggio vivendolo con ebbrezza e libertà, il che significa avere voglia di fare, di provare, di esprimermi. E’ molto importante per me essere affiancato da critici d’arte seri e intelligenti, e Giorgio Agnisola e Marco di Mauro lo sono, con i quali stabilire un rapporto di grande serenità e stima reciproca. Un artista deve tenere conto di molti fattori ma quello prioritario dovrebbe essere senz’altro la fedeltà a se stesso.
Nadia Verdile